Cenni di storia sulla città di Licata
L’antica storia della località è riccamente documentata nel museo archeologico.
Secondo gli storiografi la città sarebbe sorta nel 282 a.C. ad opera di Finzia, tiranno di Agrigento, che, distrutta la vicina Gela ivi ospitò gli abitanti. La città venne denominata Finziada.
Le varie scoperte, seguite agli scavi archeologici, consentono di documentare varie fasi che cronologicamente vanno dal neolitico, all’eneolitico fino alla prima metà del bronzo. Non trascurabili i segni lasciati dal paleolitico superiore. Prima dei Greci, Licata fu frequentata dai Fenici. Attorno al VII secolo a.C. la montagna entrò in possesso dei Geloi che edificarono una fortificazione a guardia del fiume. Nel VI secolo a.C. Falaride, tiranno di Agrigento, per arginare l’espansione di Gela verso occidente, si assicurò parte del territorio di Licata e costruì un frouryon (avamposto fortificato i cui resti sono ancora esistenti). Nel IV sec. a.C. la città fu conquistata dai Cartaginesi dai quali fu liberata durante la prima guerra punica dai Romani nel 256 a.C. quando presso l’Ecnomo venne combattuta la prima grande battaglia navale della storia.
La città di Licata iniziò a sviluppare attorno al castello a mare Limpiados il primo nucleo dell’attuale centro storico.
Nell’827 d.C. la città fu conquistata dai Musulmani per oltre due secoli, finché non fu conquistata dai Normanni il 25 luglio 1087. Federico II di Svevia comprese Licata tra le 23 città demaniali della Sicilia, concedendole nel 1234 il titolo di Dilettissima. La città fu ancora dominata dagli Svevi, dagli Angioini, dagli Aragonesi, dai Castigliani e dagli Spagnoli. Durante quest’ultima dominazione, l’11 luglio 1553 la città fu assalita e saccheggiata per sette giorni dal pirata Dragut che la distrusse quasi interamente. La ricostruzione fu ritardata dalla peste del 1625, che fece tantissime vittime, e dalla carestia del 1647, nonché dai tanti balzelli che il governo spagnolo esigeva dalla popolazione licatese.
Durante il sei-settecento la città si sviluppò all’interno della cinta muraria, interamente ricostruita, e si vestì di nuove e prestigiose architetture sia civili che religiose, sorte lungo l’asse del vecchio e del nuovo Cassero. In questo periodo assunse grande importanza il regio caricatore di grano al quale approdavano velieri provenienti da tutto il Mediterraneo.
Risale all’agosto 1803 l’ultima minaccia di invasione ad opera di una numerosa flotta ottomana, ma non trovò la città impreparata.
Nel 1820 la città si sollevò contro i Borboni, la resistenza venne guidata dai borghesi.
Nel 1876 Licata costruì a sue spese il ponte sul Salso. Nel 1872 iniziarono i lavori per la realizzazione del porto commerciale, mediante l’emissione di un prestito obbligazionario. Il porto fu collegato a vie di comunicazione direttamente con le miniere di zolfo. L’economia portuale favorì un grande sviluppo della città e la nascita di una classe imprenditoriale che ebbe il buon gusto numerose ville, palazzi di stile Liberty, alcuni lavori progettati e realizzati dall’arch. palermitano Ernesto Basile e affrescate dall’artista Salvatore Gregorietti. Con l’avvento dello zolfo nacquero ben cinque raffinerie.
La città di Licata si sviluppò fortemente, oltre alle raffinerie nacquero mulini, oleifici, fabbriche di ghiaccio, pastifici, banche, nonché lo stabilimento della Montecatini. Anche l’agricoltura segnava una notevole crescita.
Nel 1922 l’arrivo del Fascismo; il 10 luglio 1943 lo sbarco degli americani e in seguito la nascita della democrazia.